All’età di un
anno, un anno e mezzo, combinai una bella marachella.

Un giorno,
abitavamo ancora a Caserta, venne il mio padrino per farmi una visita.

Lui è un uomo
alto, baffuto, con occhiali scuri e capelli grigi e neri e lavora come operaio
nella fabbrica della Coca-Cola.

La mamma mi
teneva in braccio, e mi stava facendo mangiare. Quando finii la prima bottiglia,
incominciai a piangere perchè ne volevo ancora.

La mamma me la
preparò, e disse al mio padrino Mimmo che si doveva spostare, altrimenti gli
avrei rovesciato il latte sulle scarpe nuove.

Non finì neppure
di parlare che gli sporcai le scarpe, e non solo. Da quel giorno Mimmo imparò
che di me era meglio non fidarsi.

Un’altra, l’ho
fatta in terza elementare, a Francesco Lavorgna, un ragazzo alto e robusto.

Al ritorno dal
bagno, nell’ora di Religione, mentre si stava sedendo, gli tolsi la sedia.

E lì venne il
bello, perchè Francesco, mentre cadeva, si trascinò dietro sedia e banco. |