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Le Altre Iliadi

Oltre al racconto insuperabile di Omero, altri testi di straordinario interesse hanno descritto la vicenda di Troia 

 

Francesco Chiappinelli

Varrone e l'impius Aeneas

 

Uno scolio del Servio Danielino, che commenta Aen. II 436, ci trasmette una interessante variante prodotta da Varrone, il grande erudito di età cesariana, nella tormentata storia dell’impius Aeneas. All’eroe come ad altri Troiani lasciati liberi (ma Varrone ne tace il motivo), i Greci avrebbero concesso di portare con sé quello che volessero: gli altri presero le ricchezze, mentre Enea scelse il padre e, quando i nemici ammirati gli consentirono per due volte la stessa opzione, i Penati e altri Troiani. L’episodio è da Varrone citato come ammirevole esempio di pietas, sulla scia di Senofonte, Cyn. I 15, ma resta oscuro il motivo di questa clemenza.

 

Ecco lo scolio: Sed Varro rerum humanarum ait permissum a Graecis Aeneae, ut evaderet et quod carum putaret auferret; illum patrem liberasse, cum illi quibus similis optio esset data, aurum et argentum abstulissent. Sed Aeneae propter admirationem iterum a Graecis concessum, ut quod vellet auferret; illum, ut simile, quod laudatum fuerat, faceret, deos penates abstulisse. Tunc ei a Graecis concessum, ut et quos vellet secum et sua omnia liberaret: quod poeta Veneris praesidio praestitum dicit Aeneae.

 

Ma il Varrone delle Res humanae dice che fu permesso dai Greci ad Enea di scappare e portare via quel che ritenesse caro: egli liberò il padre, mentre quelli, cui era stata data una opzione simile, avevano portato via oro e argento. Ma ad Enea per l'ammirazione dai Greci fu di nuovo concesso di portar via quello che volesse; egli, per fare qualcosa di simile a ciò che era stato lodato, portò via gli dèi penati. Allora gli fu concesso dai Greci di liberare e quelli che volesse e tutte le sue cose: il che il poeta (Virgilio, ndr) dice che fu concesso ad Enea per l'aiuto di Venere.

 

 
 

 

 

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